Archivio mensile:Maggio 2008

Resa alla camorra o stato d’assedio

Il caso Napoli 

Esiste una soluzione immediata al problema della “munnezza” di Napoli e della Campania? E’ in grado Silvio Berlusconi di compiere quel miracolo che ora gli viene chiesto non solo dai propri sostenitori ma anche da quelli che fino all’altro ieri lo consideravano il Cavaliere nero ed il genio del male? Per rispondere a questi due interrogativi bisogna prima partire dall’assioma che la questione dell’immondizia napoletana non dipende solo dall’incuria degli amministratori o dalla negligenza cronica degli amministrati, ma solo dalla totale e prolungata assenza dello stato nella Capitale del Mezzogiorno. Continua a leggere

Pizzo e puzza

Pare che ad effettuare le spedizioni punitive contro i campi rom di Napoli siano stati i camorristi decisi a dimostrare alla popolazione di avere in pugno il controllo del territorio. E pare pure che di fronte a questa manifestazione di forza qualche napoletano abbia pure pensato che il pizzo pagato alla camorra sia in fondo ben speso visto che gli zingari sono stati cacciati.
Molti dicono che le autorità napoletano sapessero delle intenzioni dei camorristi. Ed abbiano chiuso un occhio (anzi due) fregandosi le mani per aver trovato chi faceva il lavoro sporco al posto loro.
E così? Boh? Se lo fosse, però, sarebbe bene non andare oltre. Perché a Napoli non c’è solo il problema dei rom. C’è anche e soprattutto quello dell’immondizia. E se passa l’idea che la camorra è in grado di fare anche questo lavoro sporco, può anche essere che qualcuno si svegli una mattina proponendo di assegnare ai camorristi il compito di ripulire le strade.

Tra storia e interessi

 Berlusconi-Veltroni

Si tratta di un incontro storico quello avuto ieri dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il leader del maggior partito d’opposizione Walter Veltroni? Se si considera che dal 1994 alla vigilia delle ultime elezioni la vita politica del paese è stata dominata da una sorta di guerra civile strisciante incentrata sul contrasto tra berlusconismo ed antiberlusconismo, la risposta è sicuramente positiva. E’ un fatto sicuramente storico che i nemici abbiano firmato finalmente la pace. E che da oggi in poi possa considerarsi conclusa quella lunghissima lotta fratricida che formalmente risale all’ultimo dopoguerra (ma in realtà risale all’inizio del secolo breve se non, addirittura, alla formazione dello stato unitario) e che sotto forme diverse si è consumata fino alla sua ultima versione pro o contro il Cavaliere. Continua a leggere

Bega tra forcaioli

Hai voglia a ripetere le solite banalità! Che chi si spada colpisce di spada ferisce. Che a giocare con il fuoco del giustizialismo si rischia di bruciarsi le mani. Che le volpi finiscono in pellicceria. E via di seguito. Ma, diciamo la verità, chi se lo sarebbe mai immaginato che, a forza di usare il “metodo Travaglio” dei fatti separati dalla logica, anche lo stesso Travaglio si sarebbe ritrovato in mezzo a vicende assai travagliate? Nessuno. Nessuno, tranne, ovviamente, Giuseppe D’Avanzo, che, tanto per ribadire di essere il numero uno in fatto di giornalismo giudiziario giustizialista, ha raccontato che tra Travaglio e Schifani esiste lo stesso rapporto esistente tra il bue che dice cornuto all’asino. Il tutto a causa dell’ospitalità in un albergo siciliano offerta a Travaglio da un sottufficiale di polizia successivamente risultato colpevole di favoreggiamento nei confronti del mafioso Bernardo Provenzano. Minchia! Si direbbe a Bolzano. Ma che ha fatto Travaglio a D’Avanzo per essersi meritato una rasoiata sulla faccia di questa portata? In realtà sembra proprio nulla. Solo concorrenza tra forcaioli. Quello di Questura contro quello di Procura.

La bilancia senza ago

Il caso Casini

Il compito del Pdl è di sostenere al meglio in Parlamento il governo più solito di tutta la storia dell’Italia repubblicana. Non si tratta di un compito facile, visto che il ruolo preminente assunto dall’esecutivo rispetto alle Camere è fin troppo evidente. Ed il rischio di passare dall’esecuzione passiva delle indicazioni del vertice di Palazzo Chigi ad un sostanziale disinteresse è sicuramente presente. Ma il rapporto personale esistente tra Silvio Berlusconi ed ogni singolo parlamentare della maggioranza è talmente stretto che è difficile ipotizzare una eccessiva frequenza di cali di concentrazione e di attività da parte dei senatori e dei deputati della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni. Il compito del Partito Democratico è sicuramente più complicato di quello del Pdl. Trovare una nuova identità e fisionomia mantenendo la linea dell’opposizione costruttiva senza ritornare rovinosamente all’antiberlusconismo viscerale, non è una impresa semplice. Soprattutto a causa delle minacce e dei ricatti continui che giustizialisti, estremisti ed intellettuali disperati per aver ormai definitivamente fatto il proprio tempo lanceranno nei prossimi mesi a ritmo quotidiano. Ma il vantaggio del Pd nel perseguire la linea complicata dell’opposizione costruttiva è di aver bruciato i vascelli alle proprie spalle nella consapevolezza di non poter tornare comunque indietro nel tempo. E questo costituisce una spinta potente ad andare avanti verso l’obbiettivo di costruire una grande forza riformista in grado di essere prima coprotagonista della legislatura costituente e poi l’unica alternativa credibile all’attuale maggioranza di centro destra. Continua a leggere

Una “parte liberale” per il Popolo della Libertà

La grande vittoria della coalizione guidata da Silvio Berlusconi alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile consente di sperare in un governo stabile ed impegnato a dare risposte concrete sulla questione cruciale dell’Italia di oggi: come riavviare il percorso di modernizzazione del paese in tutti i settori dove lo Stato svolge un ruolo essenziale – infrastrutture, servizi, regole. Dalle grandi opere alla giustizia, alla sanità, al lavoro, alla formazione, il primo compito di un governo di impronta liberale dovrà essere quello di destrutturare tutto ciò che è pletorico, inefficiente, costoso e fa da barriera o freno all’espressione delle capacità individuali e delle risorse latenti nella società. L’affermazione del merito, della competenza, del rischio, è cruciale per la ripresa dell’economia e al tempo stesso per ricostruire una coesione sociale intorno a istituzioni vissute come vincoli piuttosto che come giunture essenziali della comunità.

Lo Stato appare oggi come una tassa ingiusta, onnipresente ed invadente. Ridimensionare lo Stato dove è abusivo apre la possibilità di rafforzarlo dove è necessario. In pratica, più stato essenziale, più mercato libero. Questo l’impegno fondamentale che la parte liberale del paese richiede al Popolo della Libertà e ai suoi alleati. Noi guardiamo con fiducia e ottimismo al nuovo governo. Ma abbiamo ancora più fiducia nei meccanismi di controllo e di impulso che possono garantire una partecipazione effettiva dei cittadini alla vita politica del paese. Per questo abbiamo visto con soddisfazione la nascita del Popolo della Libertà, come area d’incontro di tutti coloro che si richiamano, nella loro azione politica, agli assetti istituzionali liberaldemocratici e a una cultura politica volta a privilegiare l’affermazione e la difesa della libertà individuale in ogni campo e la solidarietà con le grandi democrazie liberali del mondo. Ma la politica è fatta di scelte concrete, di opere, di soluzioni. Politica è fare scelte.

E sappiamo tutti che le scelte di fronte alle quali si troverà subito il nuovo governo non saranno indolori, spesso appariranno impopolari, provocheranno la reazione di tutti i gruppi di poteri minacciati dalla liquidazione di rendite e privilegi. Per questo riteniamo indispensabile per il successo dell’azione di governo che sia data voce all’interno del nuovo partito a quella “parte liberale” della politica italiana che è già presente trasversalmente nelle forze politiche che hanno avviato la costituzione del PDL, ma che troppo spesso in passato è stata relegata, così come è avvenuto sul fronte opposto, in un ruolo più di testimonianza che di direzione. Oggi che si avvia il processo di costruzione formale del Popolo della Libertà vogliamo dare il nostro contributo a che nasca un soggetto aperto, ospitale, democratico ed in grado di assicurare a tutte le sue componenti di essere parte attiva nella costruzione di un futuro di libertà e di crescita per il paese. Senza una “parte liberale” è impossibile realizzare una “rivoluzione liberale”.

Sulla base di questo testo Arturo Diaconale, Davide Giacalone e Marco Taradash invitano tutti i liberali italiani che si riconoscono nel nascente Popolo della Libertà a un convegno, in programma per il 17 e 18 maggio prossimi a Montesilvano (PE), con inizio alle ore 10,00, presso l’Hotel Sea Lion. Con la collaborazione di Abruzzo Liberale e Neolib.