L’ “impressione” degli italiani

Sarà il caso che il Presidente della Repubblica, visto che il governo in carica è intestato al Quirinale, intervenga. E spieghi al Presidente del Consiglio che, dopo aver “impressionato” la Merkel e Sarkozy con l’illustrazione delle misure da lui previste per affrontare l’emergenza della crisi, si affretti ad “impressionare” anche il Parlamento e l’opinione pubblica italiana. Perché in democrazia funziona così. Ed anche se il governo è del Presidente e nasce per salvare il salvabile di una economia disastrata attraverso il forcipe di procedure ai limiti della forzatura di stampo autoritario, non può relazionare i capi di stato stranieri sui provvedimenti che intende applicare all’interno del proprio paese e continuare a tenere riservati questi provvedimenti rispetto al paese stesso.
Nessuno dubita che Mario Monti possa considerare normale un comportamento del genere. La riservatezza è la regola più apprezzata nel mondo ristretto e particolare dove ha vissuto fino ad ora, quello dei massimi vertici burocratici europei, della Trilateral, della Goldman Sachs e della Bocconi. Ed è naturale che nello svolgere il ruolo inedito di Presidente del Consiglio, il professore tenda a rispettare la regola principale a cui si è attenuto fino ad ora. Ma nei sistemi democratici la riservatezza non è una regola ma rappresenta solo uno stile. La regola da applicare e rispettare è quella della ricerca e della conservazione del consenso attraverso la comunicazione trasparente tra vertice politico e cittadini, tra rappresentanti e rappresentati. Certo, quella comunicazione può essere misurata, graduata, centellinata a secondo le necessità poste dalle diverse circostanze.
Ma non può essere mai apertamente negata. O, peggio, come è capitato a Strasburgo, assicurata riservatamente alla Cancelliera tedesca ed al Presidente francese lasciando intendere che il governo giudichi molto più importante cercare l’assenso preventivo dei potenti stranieri piuttosto che il consenso dei cittadini italiani.
Certo, nessuno ignora che un governo non provvisto di una maggioranza politica debba muoversi con estrema cautela per non urtare la suscettibilità e gli interessi di chi gli ha assicurato una fiducia non piena ma condizionata ai provvedimenti da prendere ed al tempo dell’emergenza. Ma proprio in nome di questa cautela sarebbe opportuno che il Quirinale intervenisse per spiegare a Monti che dopo aver abbandonato tutti gli incarichi in Trilateral, Goldman Sachs e Bocconi deve anche abbandonare il metodo di lavoro tipico delle stanze chiuse e riservate dove si ritrovano i vertici di simili organizzazioni.
Il rischio, in altri termini, è che il governo costruisca con le proprie mani ostacoli più difficili da affrontare di quelli già esistenti. E lo faccia senza avere neppure la consapevolezza di compiere un grave errore visto che può contare su una stampa amica che lo sostiene in maniera talmente acritica da rasentare una piaggeria addirittura ridicola e controproducente.
Se dunque il governo è del Presidente, intervenga il Presidente stesso a ricordare a Monti come ci si deve comportare una volta uscito dalla casta dei mandarini ed entrato in quella di chi deve comunque rispondere del proprio operato ai cittadini.
Il caso della nomina dei sottosegretari è fin troppo indicativo. Il Presidente del Consiglio non riesce a districarsi tra le richieste e le spinte dei partiti che lo appoggiano esternamente in Parlamento, le necessità di completare rapidamente la squadra di governo e l’esigenza di non cambiare con la scelta di personaggi troppo politicizzati la caratteristica tecnica del proprio governo? Napolitano spieghi a Monti che per uscire dall’impasse non deve far altro che rendere trasparente l’operazione agli occhi del paese ed illustrare in Parlamento i criteri che intende adottare per la scelta dei sottosegretari. L’unico rischio che deve evitare è di dare l’impressione, come ha fatto a Strasburgo, di attendere sempre e comunque il via di Sarkozy e della Merkel.
Alla lunga la sensazione di essere un protettorato può stancare ed irritare!

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